L'Insalata di CEO | 07.09.2025
Questa settimana parliamo di un’eredità da 12 miliardi, di una social app italiana che punta agli USA e del personal branding di founder e CEO.
Questa settimana parliamo di un’eredità da 12 miliardi, di una social app italiana che punta agli USA e del personal branding di founder e CEO.
Le volontà del Re della moda
Giorgio Armani stava pensando da tempo alla sua linea di successione.
Aveva dichiarato anni fa:
Finché vivrò, sarò io il padrone.
Il suo patrimonio — stimato in 12 miliardi — ha previsto di suddividerlo tra diverse categorie di eredi, tra cui la Fondazione Armani e figure chiave come le nipoti Silvana e Roberta Armani, Andrea Camerana e il manager Leo Dell’Orco.
Lo stilista possedeva il 99,9% del gruppo, che nel 2024 ha registrato 2,3 miliardi di ricavi e circa 75 milioni di utile ante imposte.
Armani, nel tempo, ha più volte espresso l’idea di una gestione collegiale:
Per la successione credo che la soluzione migliore sarebbe un gruppo di persone fidate, a me vicine e scelte da me.
Tra i possibili sviluppi futuri: la quotazione in Borsa entro cinque anni e un ritorno di interesse da parte di LVMH, che in passato ha tentato invano l’acquisizione del brand.
Waveful cavalca l’onda
Waveful ha chiuso un round seed da 2,1 milioni di euro.
Fondata nel 2020 dai fratelli Steven e Dennis Motta (classe 2003 e 1997), Waveful è tra le pochissime social app italiane ad aver raggiunto una scala significativa. Consente ai creator di condividere contenuti, costruire community attive e monetizzare direttamente l’interazione con i propri fan.
Ha superato i tre milioni di download in meno di sei mesi e punta ora a conquistare il mercato statunitense, con l’obiettivo di raggiungere mezzo milione di utenti negli USA entro un anno.
Tra gli investitori ci sono nomi di primo piano del panorama tech, tra cui a16z Speedrun, Italian Angels for Growth e Vento Ventures.
Steven Motta, CEO, commenta così l’operazione:
Essere selezionati da a16z Speedrun come unica realtà italiana e diventare la startup con la crescita più alta all’interno del programma è stato un riconoscimento incredibile, sia per il team che per la visione che abbiamo costruito fin dall’inizio. Questo round ci offre le risorse per accelerare la nostra espansione negli Stati Uniti, investire in tecnologia AI-first e attrarre nuovi talenti.
Un’ora al giorno, tutti i giorni
Datapizza è diventata in pochi anni un punto di riferimento per chi lavora nell’AI e nel digitale. Con oltre 500.000 utenti iscritti e una community in crescita costante, ha saputo unire formazione, contenuti e networking in un format riconoscibile, capace di attrarre partner, clienti e investitori.
In questo contesto, il ruolo di Giacomo Ciarlini — co-founder e CIO — non si limita alla guida tecnica dell’azienda: include anche la responsabilità di comunicarne i valori, in modo coerente e continuativo.
Sul suo profilo LinkedIn ha raccontato:
Non ho scritto contenuti per 6 mesi...
Ma (forse) ho risolto il problema.
Nel 2024 ho scritto 320 contenuti su LinkedIn.
Un'ora in media per ogni contenuto, a seconda di quanto lo rifinivo e dettagliavo. Poi negli ultimi sei mesi... praticamente zero.
Perché?
Semplice: con tutto quello che stiamo costruendo in Datapizza, il tempo è diventato la risorsa più scarsa.
Perfino Giacomo, CIO di una startup in forte espansione, ha sentito il bisogno di spiegare pubblicamente 180 giorni di silenzio. Segno che il personal brand, oggi, non è un vezzo: è parte integrante del lavoro di un founder, CEO o C-level.
E richiede tempo, energia, costanza. Nel caso di Giacomo: un’ora a post per 320 post in un solo anno.
La buona notizia è che non deve per forza essere così.
Con Scaling Tales — l’agenzia che cura questo editoriale — ti basta un’ora alla settimana: 30 minuti per scegliere insieme su quali contenuti puntare, 30 per approvarli.
A tutto il resto, dalla scrittura alla pubblicazione, pensiamo noi.
È tutto,
la redazione dell’Insalata di CEO